Reggio Calabria – « Le vie della Musica e l’armonia dell’ Universo »

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Dal 29 Aprile al 9 Maggio al Planetario provinciale Pythagoras di Reggio Calabria si svolgeranno 4 incontri dedicati al rapporto tra Musica ed Astronomia.

Martedì 29 Aprile  ore 18.00 – “E rilucean le stelle”: l’Astronomia nell’opera lirica”

Venerdì 2 Maggio ore 18.00 – “Musica strumentale e connotazione astronomica”

 Martedì 6 Maggio ore 21.00 – “Leopardi e l’Astronomia: dialogo tra un poeta ed il cielo”

 Venerdì 9 maggio ore 18.00 – “Luna e Stelle: ricognizione della musica popolare ai gradi successi internazionali”

Gli incontri sono inseriti all’interno del corso di formazione per docenti: “Le vie della Musica e l’armonia dell’ Universo”.

Gli incontri, aperti anche agli studenti ed agli studiosi di queste due branche del sapere, hanno avuto inizio il 28 di Marzo e si concluderanno il 28 Maggio con la relazione del prof. Luigi Caminiti sul: “Il mito di ER”. Il corso è diretto dal prof. Andrea Calabrese, docente presso il Conservatorio “Francesco Cilea” della nostra Città.

L’attività programmata è coerente con le indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento che pongono l’accento sulla necessità di costruire, attraverso il dialogo tra le diverse discipline, un profilo coerente e unitario dei processi culturali utilizzando gli aspetti fondamentali della cultura e della tradizione letteraria, artistica, filosofica, religiosa italiana ed europea attraverso lo studio delle opere, degli autori e delle correnti di pensiero più significativi il tutto non disgiunto dalle espressioni creative delle arti e dei mezzi espressivi, compresi lo spettacolo, la musica e le arti visive.

Tutti gli esseri umani naturalmente sono portati a guardare il cielo stellato. Ovidio così lo esprime nelle Metamorfosi:La faccia dell’uomo l’ha alzata, gli ha imposto la vista del cielo, perché levasse lo sguardo spingendolo fino alle stelle”.

Esistono una poesia ed una musica del cosmo alla quale gli artisti, tutti, hanno dato voce. Il corso ha come obiettivo quello di evidenziare le relazioni tra le arti e la scienza perché entrambe affondano le loro radici nella meraviglia davanti la bellezza del cosmo.

Dall’Antichità al Rinascimento, da Pitagora a Keplero, aritmetica, geometria, musica e astronomia hanno indagato il numero, lo spazio, il suono e il movimento dei corpi celesti. Queste quattro discipline venivano già pensate e insegnate da Platone come un insieme unitario, che fondeva lo studio degli oggetti matematici con l’ aspirazione filosofica al vero, al bello e al bene. Gli interventi che fin qui si sono susseguiti si sono sviluppati attorno al rapporto strettissimo che fin dall’antichità hanno legato Musica ed Astronomia.

In questo secondo ciclo di incontri attraverso un breve percorso di storia della musica si analizzeranno quelle opere che hanno costituito il sottofondo ad una notte stellata. L’uso che l’opera italiana, ed in particolare quella di Verdi e Puccini, fa delle scene notturne è simile al romanzo contemporaneo con l’aggiunta determinante della scenografia e della musica.

Le tre relazioni che la prof.ssa Emanuela Martino, docente di lettere con indirizzo storia della musica, presso l’Istituto Renda di Polistena, diplomata in pianoforte, hanno per tema proprio l’affascinante intreccio tra musica, notte e stelle nell’opera lirica, nella musica strumentale, nella musica popolare.

Il corso non poteva non dedicare un incontro a Leopardi al suo dialogo con il Cielo. L’argomento sarà trattato dal prof. Nicola Petrolino, docente di lettere ed esperto e critico di cinema. Leopardi, come tutti i romantici, ha il senso della rottura dell’equilibrio natura-uomo, provocata dalla civiltà moderna. La visione meccanicistica settecentesca di un cosmo-orologio ha distrutto il mondo fantastico sentimentale del platonismo umanistico. Il primo tentativo è di recuperare il mito. Ma l’apparir del vero lo rende impossibile. Ed ecco, quindi, l’angoscia, la disperata ricerca di una soluzione. Gli astri presentano per Leopardi quel tanto di irraggiungibile, che, appunto, non è più settecentesco, ma ormai decisamente romantico.

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