Messina – SAE – Ebraismo Dialogo «Il figlio dell’ascolto. L’autocomprensione del Gesù storico alla luce dello Shemà Yisra’el »

2013_02_27-Santommaso-Libro-FORTUNA-1Ecu 27 feb 2013-038-1pmercoled’ 27 febbraio 2013 al San Tommaso incontro con messinese Prof.re Daniele Fortuna – che ha tenuto una conversazione sul tema: “la parabola del seminatore e lo Shemà” – Autore del libro

«IL FIGLIO DELL’ASCOLTO»

E’ toccato alla Dott.ssa Daniela Villari, (coordinatrice del gruppo SAE di Messina), presentare l’Autore, sposato con due figli, e lo ha fatto snocciolando il suo ricco curriculum di teologo biblista, per evidenziarne poi il ruolo di colonna portante, sia del SAE Reggino e che di quello Nazionale. Ha voluto anche ricordato che  grazie a lui, il coro ecumenico internazionale diretto da Frida Bicker, dapprima esclusivamente evangelico, ha assunto poi una connotazione ecumenica.

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Chiedendosi, retoricamente, perché collocare la presentazione di questo volume nel contesto di una attività di dialogo ecumenico. Ribadiva che il Il SAE (Segretariato delle Attività Ecumeniche) promuove il dialogo a partire da quello ebraico-cristiano, così come si  legge nel primo articolo del suo statuto. Infatti questo libro ci parla della giudaicità di Gesù, del suo amore per le Scritture e delle tradizioni d’Israele. La lettura di questo volume consente quindi di porre basi solide per approfondire il dialogo ebraico-cristiano nel pieno rispetto della hebraica veritas. 

Poi il prof. Giovanni Caola è partito da una breve riflessione sul Gesù storico, per fare una pregevole presentazione del Libro. Ecco l’incipit del suo intervento: “Immaginiamo per un istante il giovane Yoshua, nato nell’anno 3753/3756 E.V (7/4 a.C.) , secondo il calendario ebraico, a Betlemme di Giudea, di cittadinanza ebraica, carpentiere, con residenza itinerante, di religione: praticante la Torah; immaginiamolo in ogni mattina di quella sua breve vita terrena. Egli dopo essersi alzato, lavato le mani e il viso, e dopo aver indossato il suo taleth e posto sulla fronte e sull’arto sinistro i tephillin o filatteri dà inizio al Sèder Hathephilot, il rituale liturgico giornaliero (in aramaico), proclamando:

Shema’ Ysrael, Ado-nai Eloheinu, Ado-nai echad, Baruch shem kevod malkhuto leolam va’ed – Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno , Sia benedetto il santo Nome del Suo Regno per sempre ed in eterno

Poi, terminato il rituale liturgico mattutino, si incammina per le strade della fertile Galilea e va verso la piana di Genezareth, verso il mare della Galilea, ricco di fauna acquatica, si muove sulle strade di Cafarnao, Corazin, e nei dintorni. Egli è per i suoi un Rabbi, un insegnante, che annuncia, meravigliando coloro che lo ascoltano, il vangelo del regno. (> CONTINUA> Prof.re Giovanni CAOLA)

2010_05_15-C_LABATE-MVI_0032Il Commento al Libro del Prof.re Carmelo Labate  iniziando dalla domanda: <Chi è Gesù?>?

Non è facile rispondere alla domanda: <Chi è Gesù?>. Perché la risposta, ancor prima di essere formulata, attinge a diversi livelli della nostra fede, della nostra conoscenza storica, biblica, teologica, del contesto sociologico e – in certo qual modo – della nostra prassi di vita. Tutte queste cose potrebbero non servire né tutte insieme né separatamente, perché la figura di Gesù e la sua persona potrebbe trovare già risposta nella qualità della domanda e di chi la pone, a volte anche di un uomo in ricerca e non necessariamente credente. Allora, o si dà una risposta secca o ci si affida ad una delle tante risposte che la Chiesa nei secoli ha formulato o si opta per una delle posizioni che gli studiosi ci indirizzano ad assumere. …… (CONTINUA> Prof.re Carmelo LABATE)  

A conclusione la Dott.ssa Villari, ribadisce le ragioni della collocazione della presentazione di questo volume nel contesto di una attività di dialogo ecumenico.
Prima di tutto perché il SAE (Segretariato delle Attività Ecumeniche) prende le mosse per ogni forma di dialogo «a partire dal dialogo ebraico-cristiano», come si legge nel primo articolo del suo statuto. Inoltre perché «parlare della «giudaicità di Gesù, del suo amore per le Scritture e delle tradizioni d’Israele favorisce il dialogo ebraico-cristiano nel pieno rispetto della hebraica veritas» (4).
Riprendo dal testo di Fortuna la metafora che Boccacini riporta «di un suo amico rabbino (Alan Segal), il quale ha paragonato ebrei e cristiani ai due figli di Rebecca, Giacobbe ed Esaù, i quali si fecero guerra già dal grembo materno (Gen. 25,22-23). Poi si separarono e vissero lunghi anni l’uno lontano dall’altro per causa del litigio sulla primogenitura. Dimenticando le loro comuni origini e litigando su chi fosse il vero Israele, chi dovesse ereditare l’alleanza» (p. 2, n. 3). Credo sia arrivato il tempo che i fratelli costruiscano insieme la pace tra loro. Per questo se vogliamo approfondire il dialogo non possiamo limitarci all’irenico atteggiamento del rispetto reciproco. E il libro di Daniele ci aiuta certamente.

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