Messina – SAE 2013/14 «LA PAROLA E IL SERVIZIO CHE UNISCONO»

2013_09_20-Calendario2013-2014-Definitvo-012013_06_06-SalaValdese-SAE-1° Incontro del cammino ecumenico programmato a. s. 2013/2014 –
Giovedì 10 ottobre 2013 Sala delle attività valdesi (accanto alla chiesa Valdese) in Via Laudamo – Messina.

Alessandro EspositoPastore della Chiesa Valdese di Trapani ha introdotto e sviluppato Atti 6, 1-7  così come aveva fatto il 6 giugno con Atti 5, 12-42 «Obbedire a Dio più che agli uomini» – Il prof.re Carmelo Labate, ci conduce con la sua nota competenza ed abilità espressiva dentro un incontro ricco di interessanti riflessioni.

«IL PARADIGMA DELLA PAROLA E DEL SERVIZIO»

2013_10_04-Taormina-S_Francesco-SuorTarcisiaSe un biblista torna in breve tempo (giugno scorso e oggi 10 ottobre 2013) nello stesso luogo per la lettura ecumenica che il SAE di Messina ha voluto intraprendere per il terzo anno consecutivo non è solo per il suo metodo espositivo accattivante, ma anche e soprattutto perché il suo studio è serio, scientifico, credibile e ricco di sbocchi di riflessione sul comportamento ecumenico che tutte le chiese cristiane di oggi farebbero bene a non trascurare. Parliamo di Alessandro Esposito, Pastore valdese di Trapani, in procinto di partire per l’Argentina. Riuniti per ascoltarlo eravamo membri della Chiesa valdese di Messina col suo Pastore Rosario Confessore, Angela della Chiesa valdese di Reggio Calabria, Mons. Carmelo Lupò Vicario della Diocesi, p. Felice Scalia s.j., frate Mario Albano, Suor Tarcisia dell’ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo, amici di Taormina e di Milazzo e soci e simpatizzanti del SAE. Presenza più centrale è stata la Bibbia, posta simbolicamente in mezzo alla sala e aperta alla pagina che narra Atti 6,1-6, il brano assegnato per la riflessione.

2013_10_04-Taormina-S_Francesco-SuorTarcisiaLe premesse generali su Gli Atti degli Apostoli erano state fatte nell’incontro del giugno scorso. Questa volta Alessandro ha voluto ricordare soltanto che con Atti «ci troviamo di fronte ad un documento storicamente dubbio» nel senso che i fatti vengono narrati in una «prospettiva teologica propensa a stemperare i conflitti» in atto in seno alla prima comunità cristiana, non scevra di correnti diverse e di «fecondo dissenso», tanto quanto avveniva nel contesto religioso-culturale ebraico nel quale era inserita.

L’episodio di Atti 6,1-6 pone all’attenzione del lettore il rapporto tra annuncio e preghiera da una parte e servizio dall’altra. Ma la semplice narrazione fa emergere con evidenza due correnti, una chiamata ellenistica (forse composta da ebrei di lingua e cultura greca o comunque aperti al mondo di coloro che abitano i villaggi oltre Gerusalemme, cioè “pagani”) e l’altra composta da ebrei gerosolimitani. La lamentela è che quest’ultimi (tra cui i dodici) trascurano le vedove degli ellenisti nel servizio alle mense (anche durante le agapi eucaristiche?) e nella amministrazione dei beni posti in comune.

2013_01_10-Bibl_Capp_SAE-SILVESTRE-14Gli apostoli, che hanno assunto la gestione della comunità, convocano un’assemblea (trattandosi di una moltitudine di credenti, forse convocano soltanto il gruppo deliberante più attivo nella conduzione della comunità). Un bel gesto: l’autorità convoca, ma demanda all’intera comunità la responsabilità di ricomporre il dissidio (metodo sinodale/ conciliare?) anche se saranno poi gli apostoli a ratificare con «l’imposizione delle mani». Resta comunque strano che gli apostoli considerino (v.2b) non accettabile, sconveniente, spiacevole «ouk arestòn» – in relazione alla predicazioneservire «dia-konein», la cui derivazione è da dià-konis, sporcarsi le mani di fango, forse dimentichi del gesto della lavanda e del comando di fare altrettanto (Gv 13,12-17). La convinzione che i due ministeri siano tra loro incompatibili per la stessa persona e che la diaconia spetti ai non consacrati sembra trovare spazio ancora oggi in quasi tutte le chiese cristiane. Mentre la Parola ci dice che «la predicazione acquisisce senso, profondità, coerenza» dal concreto servizio. Qui si indica di scegliere dei «maschi» perché ancora la comunità è molto vicina al mondo ebraico. Successivamente troveremo, invece, anche delle donne. Questi diaconi li ritroviamo a predicare e battezzare subito fuori dalla comunità proto-cristiana di Gerusalemme, in Samaria (cf.8,14-17) e altrove, dove venivano mandati apostoli per imporre le mani e far discendere lo Spirito Santo confermando così un «annuncio non autorizzato» e conferendo, quindi, respiro (spirito) alla nuova comunità.

2013_04_12-Chiesa_dei_Catalani-ICONA_BELLEZZA_CHE_UNISCE-Dopo il «martirio di Stefano» i credenti furono dispersi, mandati fuori da Gerusalemme dalle autorità legate al tempio, «eccetto (plén) gli apostoli» (cf. 8,1). Perché mai agli Apostoli viene permesso di rimanere a Gerusalemme? Compromesso con il potere ebraico (dopo si convertirono molti sacerdoti, ma senza scardinare il sistema) o segno che il vero volto della iniziale lamentela (critica propositiva) era che i sette, pieni di Spirito e di sapienza, ritenevano di predicare il vangelo fuori da Gerusalemme mentre altri chiudevano il cerchio all’ambito giudaico? Sicuramente, all’autore degli Atti, che pure edulcora la narrazione, non sfugge l’opera dello Spirito (il quale soffia dove vuole, Gv. 3,8) che dal dissidio tra ellenisti ed ebrei trae l’inizio della “diaspora” del Vangelo da Gerusalemme alla Palestina e al mondo intero.

2013_01_10-Bibl_Capp_SAE-SILVESTRE-02Potremmo, pertanto, dedurre che alle origini della storia del cristianesimo esiste un gruppo che fa pressione sull’autorità, rappresentata ed esercitata dai «dodici». E che, quindi, il senso di «chiesa apostolica», oltre ad appartenere alla chiesa istituzionalmente accomodata (che predica la Parola/dabar e non agisce), possa essere bene attribuito anche ad una chiesa itinerante e fedele al Vangelo del «servizio» e poco incline a ministeri gerarchicamente ordinati. Perché la chiesa non sta nelle dottrine, «carte ingiallite prima di sera» (D.M. Turoldo).

La colta ed appassionata presenza degli uditori non ha fatto mancare un aperto e rispettoso dialogo. (Carmelo Labate, 11 ott. 2013)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *