Don Pino Puglisi – 16° Anniversario

Padre Pino PUGLISI-retro-2Questa immaginePadre Pino PUGLISI mi è stata data durante il 3° Convegno delle Chiese di Sicilia, “Nuova Evangelizzazione e Pastorale”, svoltosi ad Acireale 15/19 novembre 1993. 

Molti di noi acquisirono, istantaneamente, la coscienza di trovarsi di fronte ad uno dei “Martiri” della Chiesa contemporanea. 

Nella cronaca del convegno subito al n° 2  il giornalista Nino Barraco da conto dell’emozione dei 2000 partecipanti, sotto l’amorevole ed energica guida di S. Em.za Card. Salvatore Pappalardo.

2 È la promessa alleluiatica sulla nequizia e sulla violenza. La certezza del Signore che veglia sul cammino dei giusti.   

 

E, tra i giusti, un nome ha occupato, ripetutamente, i vari passaggi del Convegno.

La memoria di un nome, Padre Giuseppe Puglisi. Questo sacerdote ucciso dalla mafia nella sua parrocchia, a Brancaccio, in una Palermo segnata dalla lunga litania degli innocenti. Sacerdote di Dio, pronto a dare la vita come il Pastore della proclamazione biblica.

È qui l’identità. Non occorrono aggettivi, ulteriori specificazioni per indicare il suo nome. Sacerdote, e, perciò, in quanto tale, presente, con la forza e il coraggio che sono dello Spirito, a predicare il Vangelo. La pace, la libertà, la solidarietà, contro tutte le forme di peccato, di violenza, di mafia, di morte.

Il suo vivere inerme e non protetto, il suo annunziare un giorno diverso, il suo far crescere le vocazioni alla giustizia, soprattutto con i giovani del Centro sociale “Padre Nostro“, testimoniavano l’impegno più esigente della Chiesa, costruivano i valori del Vangelo, della legalità, della moralità, della convivenza.

Senza protagonismo, nel durissimo, feriale, contatto con i portatori del male, nello scontro, corpo a corpo, per togliere i ragazzi dalla delinquenza della strada, con quella umanità che segnava il suo sorriso, con quella passione che sapeva giurare sulla missione primaria, che è la formazione delle coscienze, con quella fedeltà all’ altare che non consente collusioni con il peccato, con il crimine.

Piuttosto, il proprio sangue. E l’altare è stato insanguinato. Un assassinio in Chiesa, come dire che non è più possibile, oggi, un Vangelo innocuo, evasivo, estraneo alla città. La proclamazione del messaggio pose Cristo in conflitto mortale con il suo tempo.

Padre Giuseppe Puglisi, un nome tra i giusti. Un nome inserito all’interno stesso della liturgia del Convegno, e precisamente nella preghiera litanica della celebrazione penitenziale, che ci ha trovato nèll’implorazione: “Ti preghiamo, o Signore, per le nostre comunità ecclesiali. Forti della fede nel Risorto, e sull’esempio del presbitero Giuseppe Puglisi, testimone fedele di Cristo sino al martirio e seme dalla cui morte rinasce la vita autenticamente modellata a Cristo, queste nostre comunità resistano ai compromessi e agli accomodamenti, consapevoli che Cristo è l’unico Signore e a Lui bisogna presentare la Sposa casta, povera e obbediente”.

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