Reggio Calabria – Cultura Musica Astronomia «Le vie della musica e l’armonia dell’Universo»

2013_11_26-PLA-Memoria_OLGAGiovedì 29 Maggio 2014, ore 18.00Planetario provinciale Pythagoras di Reggio Calabria

“IL MITO DI ER E IL CANTO DELLE SIRENE”

Prof. Luigi Caminiti

Docente di storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci”

La conferenza è l’ultimo degli incontri programmati all’interno del corso di formazione: “Le vie della musica e l’armonia dell’Universo”.
Il mito di Er, collocato nella sezione X dell’opera più importante e matura dell’ateniese, è intenzionalmente un compendio della sua visione del mondo, nel quale soggettività umana, collettività, natura (astronomia, fisica e fisiologia), e arte (musica in particolare) risultano legate tra loro da una ratio matematica finalizzata all’armonia e al bene.
Il racconto di Er, mythos platonico e perciò funzionale all’educazione e alla divulgazione della verità del bene e della bellezza, comincia dalla morte di Er in un processo di sdoppiamento del soggetto che ascende a una condizione conoscitiva col suo doppio immortale, l’anima.
Non è un caso che Er sia un guerriero, un uomo dunque educato alla disciplina, esente da cupidigia, e per Platone potenzialmente destinato alla conoscenza delle cose che gli potranno consentire in seguito, se ne sarà degno, di guidare e reggere la politèia.
Nell’ascesa Er conosce pene e ricompense conseguenti alle azioni commesse in vita dagli uomini e il ciclo di trasmigrazione delle anime.
In seguito è condotto a conoscere la struttura della realtà fisica. Lì vede l’anima del mondo che tiene avvinti i cieli, e le fere che ruotano nei cieli intorno al fuso della necessità, toccati nella loro rotazione perfetta dalle mani delle tre moire. In ogni cielo le sirene cantano le note dell’armonia dell’universo.
Per comprendere appieno il mito fin qui descritto è necessaria una rilettura complessiva delle opere di Platone.
Certamente del Fedone e del Timeo, nel quale è descritta la struttura razionale e il modo in cui il Kosmos è stato ordinato dal Demiurgo.
È possibile così rintracciare l’importanza della musica nella struttura matematica dell’universo, rintracciando nelle relazioni e nelle proporzioni numeriche che compongono la realtà astronomica la legge della bellezza e dell’armonia, con esplicito riferimento al modo musicale dorio.
Il canto delle sirene è dunque espressione della perfezione razionale con cui il Demiurgo ha costruito l’anima del mondo e la realtà fisica, come corpo e anima.
Riferendoci poi al Fedro, e al mito delle cicale in esso contenuto, è possibile sottolineare come musica e filosofia siano strettamente connesse e concorrano su piani diversi alla medesima funzione conoscitiva. L’astronomia è, dunque, intrinsecamente filosofica e musicale per Platone.
E dalla matematica, dall’astronomia, dalla musica e dalla filosofia è possibile formulare precetti politicamente armonici, orientati al bene, alla collettività, alla bellezza, alla verità.
Certo, le conoscenze greche al tempo di Platone, per ciò che concerne geometria, matematica e musica, la stessa osservazione dei fenomeni naturali, sono limitate e poco applicabili alla realtà quale si offre a noi oggi.
Ma il senso della ricerca platonica, la convinzione che il mondo, l’uomo, facciano parte di una struttura ordinata, razionale, matematica, interconnessa tra le sue parti, sono le stesse convinzioni che animano la ricerca in tutti i campi specialistici della conoscenza contemporanea.
Una delle suggestioni più evidenti ci viene dalla “geometria dei frattali” di Benoit Maldenbrot, una geometria più “naturale” di quella euclidea, nella quale, però, sorprendentemente, troviamo le stesse interconnessioni cercate da Platone.
Forse neanche questa sarà la strada definitiva per accedere alla struttura del mondo, forse la struttura che cerchiamo fuori è solo kantianamente una riproduzione degli schemi della nostra logica. Forse non siamo altro che mosche dentro una bottiglia ingenuamente convinte che il cielo abbia la forma della bottiglia.
Ma la filosofia, intesa nel senso di ricerca, è proprio questa, come insegna Wittgenstein: “tentare di aiutare la mosca ad uscire dalla bottiglia” o, su un altro piano, riuscire a sentire il canto delle sirene.

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